Come si distribuiva la Comunione alle origini?
Agli albori della storia cristiana la modalità più diffusa si ritiene possa essere stata la distribuzione direttamente sul palmo della mano, ma già dall’epoca dei Padri si diffonde sempre più la distribuzione del corpo di Cristo direttamente sulla lingua. Le ragioni alla base del cambiamento sono sostanzialmente due: da un lato la necessità di non disperdere eventuali frammenti dell’ostia consacrata e dall’altro l’esigenza di intensificare la devozione dei fedeli attraverso un atto più intenso e coinvolgente. Comunione con Cristo e comunione spirituale con l’intera comunità credente.
San Tommaso spiega il perché della Comunione sulla lingua
Ma c’è un’altra ragione alla base della scelta di donare il corpo di Cristo direttamente sulla lingua ed è San Tommaso d’Aquino a spiegarcela. Egli riteneva che l’ostia dovesse venire in contatto solamente con parti consacrate, principalmente per una questione di rispetto nei confronti del sacramento stesso. Il calice, il corporale e le mani del sacerdote sono tutte consacrate: porre l’ostia in mano al fedele avrebbe di conseguenza rotto questa catena, svilendo il sacramento.
Perché fare la Comunione in ginocchio?
In tempi recenti ha guadagnato sempre più consensi anche la pratica di ricevere la Comunione in ginocchio, introdotta ufficialmente da Papa Ratzinger in occasione delle solennità del Corpus Domini del 2008. Ma quali sono le origini di questa usanza? Sant’Agostino scriveva “Nessuno mangi quella carne se prima non l’ha adorata”. L’atto della genuflessione va in questa direzione, ovvero intensifica l’adorazione e il raccoglimento prima di un momento così importante. Anche due pontefici del XX secolo hanno speso parole e riflessioni su questa pratica. Lo stesso Benedetto XVI ha affermato che “la Comunione raggiunge la sua profondità solo quando è sostenuta e compresa dall’adorazione”, mentre Giovanni Paolo II ha posto l’accento sulla necessità di evidenziare l’aspetto sacrale della Comunione. “Dando all’Eucaristia tutto il rilievo che merita e badando con ogni premura a non attenuarne alcuna dimensione o esigenza, ci dimostriamo veramente consapevoli della grandezza di questo dono”.